Sempre più spesso, rispetto ai primi anni di insegnamento, mi soffermo a pensare, guardando i miei allievi più giovani, al loro futuro di spadisti.

Quale sarà, mi domando, la metodologia di allenamento più idonea per raggiungere risultati soddisfacienti?
Dovrà essere inizialmente uguale per tutti e poi, raggiunta una maggiore e sufficiente esperienza, diversificata sulla base delle qualità emerse, oppure da subito personalizzata in funzione del futuro aspetto fisico prevedibile, del carattere e delle capacità motorie?
“Non puoi sbagliare, mi dico, perchè i regazzi ripongono la loro fiducia incondizionata nella tua esperienza, nel tuo carisma.”
Ne consegue che con mio figlio Paolo e con Edoardo è una continua discussione tecnico\psicologica che, come è giusto che sia, non ci vede quasi mai d’accordo perchè portavoci di un diverso concetto di Maestro di scherma.
Da una parte il Maestro viene considerato un professionista il cui unico imperativo è quello di formare il maggior numero di campioni e per il quale lo sport agonistico deve essere praticato solo o prevalentremente da soggetti con lo stesso traguardo e pertanto dotati delle indispensabili qualità.
Dall’altra il Maestro ha minori apettative ed in continua ricerca dell’ottimale equilibrio fra l’ideale ed il possibile, fra la speranza ed il reale.
Chi avrà ragione?
Spesso, nel corso di queste discussioni, racconto come facevo e ricevere la lezione dal mio secondo papà il Maestro Giovanni Saracco.
Io lo guardavo e Lui capiva subito e mi diceva “Ezio ho ancora quattro ragazzi ed è già tardi. Se mi fai lezione a due sicuramente avrò tempo per te.”
Così è iniziata la mia carriera di Maestro perchè i ragazzi davanti a me erano sempre più bravi e la lezione di conseguenza più difficile.
La risposta alla mia domanda è come al solito la mediana perchè nell’impostare il futuro agonistico dei nostri ragazzi , putrtroppo è necessario considerare sia i sogni di gloria sia le necessità economiche e logistiche della Società.
I risultati ottenuti credo confermino senza ombra di dubbio questa teoria.
E’ evidente che se invece di settanta gli atleti della Pompilio fossero venti selezione dei settanta iniziali, sarebbero possibili traguardi eccezionali, ma quanto dovrebbe essere la quota sociale ?
Lascio all’attenzione dei lettori, siano essi ragazzi o genitori, i seguenti capisaldi comportamentali di uno spadista della Pompilio
ESSERE LEALI NEI CONFRONTI DEI COMPAGNI E DEGLI AVVERSARI
AVVERSARI NON SIGNIFICA NEMICI
IMITARE I PROPRI MAESTRI E I COMPAGNI MIGLIORI NEL COMPORTAMENTO IN PALESTRA E NELLE GARE
ASPIRARE A GRANDI TRAGUARDI ACCETTANDONE DEGLI INFERIORI
LAVORARE VOLENTIERI IN GRUPPO RISPETTANDONE LE REGOLE
ESSERE OGOGLIOSI DI APPARTENERE ALLA NOSTRA SOCIETA’
AVERE SEMPRE E COMUNQUE FIDUCIA NEL PROPRIO MAESTRO IL CUI UNICO SCOPO E’ IL MIGLIORAMENTO DI TUTTI
ESSERE CONSAPEVOLI CHE ESISTE UNA GRANDE DIFFERENZA DI IMPEGNO FRA UNO STUDENTE E UNO STUDENTE ATLETA
SEGUIRE SEMPRE LA NOSTRA REGOLA AUREA: LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE ………..LAVORARE

Ezio