Il suono delle sirene e le stelle che brillano nel cielo della notte mentre in braccio a papà Riccardo corriamo verso la galleria delle ferrovie in Via Campasso al riparo delle bombe durante i bombardamenti.
I lumicini accesi da tante mamme e papà nel buio della galleria, i pianti , le ninna nanna cantate sottovoce.
La voce di mamma Bruna che nel buio ci chiama per nome. Lei arriva sempre dopo perché si ferma in casa a chiudere il gas, ad aprire le finestre e a mettere sul letto il servizio buono di piatti e bicchieri.
Sfollati ad Arquata Scrivia.
Le tende dei soldati tedeschi nel viale del paese.
Le caramelle quando passo in bicicletta con nonno Luigi.
Il rumore del motore e della mitraglia di Pippetto, un aereo inglese che quasi tutte le sere arriva, mitraglia tutto e tutti e se ne va, mentre coperti con frasche da papà aspettiamo la fine all’interno di un raccoglitore di acqua piovana in cemento nella strada per Montaldero.
Una mattina i soldati tedeschi non ci sono più. Niente caramelle ma dopo pochi giorni altre tende, altri soldati fra i quali alcuni “neri” ma buoni perché mi danno altre strane caramelle morbide che si possono masticare ma non inghiottire. La mamma le chiama ” gomma americana” papà ” ciungay”
Si ritorna a Genova tutti e tre in una unica bicicletta perché la signora Rina ha detto alla mamma che a causa dei bombardamenti Sampierdarena non c’è più.
Il pianto della mamma nel vedere alla sera la nostra casa intatta fra tante macerie.
Delle persone giacciono su i marciapiedi coperte da giornali con grandi macchie rosse .
“Sono fascisti stanchi” mi dice papà, non guardare se no si svegliano.
Papà Riccardo che difende il nostro vicino Guido da dei signori con fazzoletto rosso al collo e fucili che lo vogliono portare via perché della Decima MAS.
” E’ un bravo ragazzo, non ha mai fatto male a nessuno” urla papà, “ve lo garantisco io”.
I signori con il fucile guardano papà poi picchiano Guido e gli urlano ” Ringrazia Zanobini se resti vivo”.
La mamma che piange quando viene a conoscenza della mia pericolosa ricerca di rame e piombo fra le macerie dei palazzi crollati e la trattativa con lo straccivendolo
La scuola elementare Cantore, il maestro Marini, i canti dei partigiani in piedi sull”attenti : ” Il bersagliere ha cento penne, l’alpino ne ha una sola, il partigiano ne ha nessuna e sta su i monti a guerregiar …”
La prima partita a Torino della Samp con il pulman della società La Ciclistica.
I brani dei Promessi sposi che papà mi recita a memoria.
I capi indiscussi del quartiere ( Nuvia, Pistolla, Bistecca) e la famosa frase del Nuvia a tutti gli altri ” Figgieu u Zanobini u lè in amigu e u nu se tucca” che mi permette di andare per la strada tranquillo vestito da Lupetto.
Le gite domenicali sulla neve in vagone merci sino a Campoligure e l’interminabile salita a piedi con gli sci sulle spalle sino a Mongrosso dove il contadino ci ospita nella legnaia e ci porta polenta calda.
Tutto il giorno su e giù per una pista lunga cinquanta metri che abbiamo battuto al nostro arrivo tutti insieme cantando le ultime canzoni di Sanremo: Grazie dei fior, Lo sai che i papaveri.
E alla sera bagnato per le cadute, stanco, infreddolito, con gli scarponi che mi fanno male, seduto nella lontanissima sala d’aspetto di Campo Ligure , di seconda classe naturalmente, mentre papà, mamma, gli zii, e gli amici grandi cantano felici “La montanara” sapendo che non è ancora finita perché mi aspetta l’interminabile strada dalla stazione a Via Fillack.
Questi ricordi dei primi sei/sette anni della mia vita, non riguardano grandi avvenimenti ma sono impressi indelebilmente nella mia mente e a loro mi rivolgo nelle notti insonni per ottenere conforto.
Io auguro a tutti voi ragazzi di averne altrettanti quando sarete vecchi. Fra questi anche uno piccolissimo del maestro Ezio.
Un abbraccio a tutti.