Lunedì 11 Febbraio ore 15, Paolo indossa giacca a vento e nonostante la nevicata in atto si avvia verso la palestra temendo che, nonostante gli avvisi dei media, qualche ragazzo si possa presentare. Inoltre Gabriele dovrà partire Venerdi 15 Febbraio per una gara di Coppa Del Mondo assoluta e da tre giorni non riceve lezioni e pertanto anche con la neve lo dobbiamo allenare.
Lo accompagno e osservo con attenzione la lezione a Gabriele: uno spettacolo di tecnica, di movimenti studiati nei minimi particolari, di simbiosi fra allievo e maestro.
Lunedi 11 Febbraio ore 18,al ritorno a casa dopo gincane varie nella neve in Via Vernazza, ricevo una telefonata dal dott. Trivelli che mi informa sulla pubblicazioone nel sito della Federazione della classifica incompleta del Gran Premio Giovani (mancano infatti i Campionati a squadre).
Apro il computer, mi commuovo e comprendo le ragioni per le quali non mi stancherò mai di inculcare e incrementare nei nostri ragazzi l’orgoglio di appartenenza, alla stessa squadra dove la vittoria di uno è la vittoria di tutti, la gioia di uno è la gioia di tutti.
Noi, piccola Società con cinquanta agonisti;
Noi con solo diciotto partecipazioni;
Noi con venticinque ragazzi in sala e cinque pedane utilizzabili
Noi ed i nostri spogliatoi insufficienti
Noi criticati se per una volta anteponiamo le esigenze della nostra famiglia ad un accompagnamento
Noi fortunati che le nostre fidanzate, mogli, compagne sono schermitrici o sono vissute da sempre in questo ambiente e quindi capaci di comprendere;
Noi che stiamo attenti a spendere il meno possibile per alberghi e risoranti assillati dal bilancio societario;
Noi che viviamo nella incertezza sul futuro del Carlini;
Noi che alleniamo ragazzii scontenti anche quando raggiungono il migliore risultato della loro vita sportiva;
Noi che abbiamo portato due ragazzi di ventidue anni in nazionale A e dieci in quelle giovanili;
NOI SIAMO NONI IN ITALIA NELLA GRADUATORIA COMPRENDENTE TUTTE LE ARMI (ovvero nei confronti di chi gareggia anche nel fioretto e sciabola
NOI SIAMO SECONDI NELLA SPADA SU 250 SOCIETA’ PRECEDUTI SOLO DALLE FIAMME ORO E QUINDI PRIMI FRA LE SOCIETA’ NON MILITARI.
Dicevo che mi sono commosso e ho compreso almeno in parte questo miracolo.
A coloro che non approvano la veemenza con il quale mi scaglio contro chiunque non vive l’onore di appartenere a questa Società; a coloro che mal sopportano la frequenza con la quale, interrompendo gli assalti,sottolineo gli errori tattici e tecnici commessi; a coloro che sorridono alle urla che indirizzo a chi si dilunga all’interno degli spogliatoi o non utilizza le pedane libere; a coloro continuano ad abbandonare armi ed effetti personali ; a coloro che criticaqno la composizione delle squadre; a coloro che mal sopportano il programma gare studiato e redatto insieme a Paolo ………a tutti questi io ribadisco quello che ho sempre detto ” Nessuno è obbligato a rimanere.
Ventiquattro anni or sono, dopo averne trascorsi altrettanti in passaggi vari da una Società all’altra per il mio carattere accentratore e irascibile, entrai per la prima volta nella palestra dello stadio Carlini insieme al presidente regionale della Federazione dott. De Vena e, pur essendo la stessa ripiena sino all’inverosimile di detriti, attrezzature varie e “rumenta” ( persino un bancone bar di cinque metri di lunghezza) e scartata da altre Società liguri perchè ritenuta non adatta alla scherma, capii subito che da questo locale sarebbe dipeso il mio futuro di Maestro.
Per una intera estate, DA SOLO, tutti i giorni mattina, pomeriggio e sera, con una Ape affittata per i trasporti, resi operativa metà della palestra acquistando con sacrifici economici personali due pedane (una è ancora visibile nel magazzino), il materiale di consumo e l’arredamento.
Non potendo fondare una nuova Società per la burocrazia della Federazione inventai di sana pianta la figura del Centro Addestramento Scherma. I ragazzi si tesseravano per le Società che preferivano ma erano allenati da me.
Il tempo è passato ma ricordo benissimo l’incubo degli attaccapanni e le relative trecento viti da fissare, le pulizie alla domenica mattina, l’accordo con il Comitato Ligure secondo il quale in cambio del pagamento dell’affitto al Comune di Genova io mi impegnavo a preparare la palestra per le gare regionali, montando e smontando ogni volta altre due pedane del Comitato e assumendomi la responsabilità dello svolgimento corretto delle competizioni. Primo ad entrare ed ultimo ad uscire a gara terminata.
Con quidici ragazzi iniziai l’avventura svegliandomi alla notte timoroso di non riuscire nel mio progetto, o di dover dare ragione a mia moglie che mi ripeteva ” Chi te lo fa fare Ezio? Perchè non ti dedichi alle perizie assicurative o alle lezioni private di matematica e fisica? Che senso ha fare sacrifici per uno sport che non ti potrà mai gratificare, caratterizzato come nessuno altro dalle invidie e dallo sparlare?
I fatti mi hanno dato ragione perchè non si vincono cinquantadue titoli nazionali ed internazionali per caso, ma chi conosce i sacrifici che li hanno resi possibili?
Ora che si sta avvicinando il giorno della rinuncia posso dire che sono felice perche’ la Pompilio sarà guidata da uno dei migliori Maestri Italiani e da un Istruttore nazionale (ma presto Maestro) che con perseveranza ed umiltà sta incrementando ogni giorno il proprio bagaglio tecnico.
Mio padre Riccardo quando salivo su una sedia o su una scala per cambiare una lampadina o per posizionare un quadro immancabilmente mi diceva ” Stai attento se no cadi” In questo modo comunque andasse aveva ragione. Se non cadevo era perchè mi aveva avvisato, se cadevo ” mi te l’aivu ditu” . Meditate gente, meditate e ….Lavorare, lavorare, lavorare.
A breve nota tecnica su gare internazionali e Gran Premio Giovani.
Ezio